Vermiglio.
C’è puzza di muffa e biancheria sporca in questo seminterrato e fuori piove, ancora. Adoro questi temporali, parecchio: il loro rumore mi fa rimpiangere la bellezza delle cascate. Quando piove così, il paese sembra un agglomerato di tanti piccoli acquari; solo che l’acqua è tutta fuori, mentre dentro l’acquario, la casa dico, è asciutto e pieno d’aria. Per le strade il grondante frastuono è così forte che le case diventano isole acustiche. Bolle d’aria racchiuse da mura immerse nell’acqua. I suoni, i rumori, le urla di disperazione, una volta fuori, vengono schiacciate contro il suolo dal peso della pioggia e coperti dallo scroscio dell’acqua che cade sulle più svariate superfici. Per quanto il terrore possa squarciare la gola di chi lo vive, esso rimane dentro le mura. Non ci sono orecchie capaci di ascoltare o anche solo udire i loro disperati richiami d’aiuto. Mi piacciono i temporali, anche più dei richiami d’aiuto. Fumo sempre una sigaretta dopo aver tagliato la gola. L’accendo durante quell’improvviso silenzio misto a confusi suoni di gutturali gorgoglii. Fumo e li guardo negli occhi. Guardo i loro occhi guardarmi e aspetto che la pozzanghera smetta di crescere sul pavimento; aspetto che quelle gambe smettano di tremare come in preda ad una crisi epilettica. Chissà quale si fermerà per prima?! Punterei un centone sulla sinistra ma il tempo dei giochi è terminato e la sigaretta sta per finire; nessuno dura un’intera sigaretta, dovrebbero venderle più corte. Non mi resta che abbandonare questa scatola unta di sangue e nuotare fino al mio acquario pieno d’aria. Fra qualche giorno la cronaca locale avrà dato la notizia alla tv e io avrò una nuova storia dell’orrore da raccontare ai miei nipoti, la sera, attorno al fuoco del campeggio estivo. Mi piacciono questi temporali notturni, così rumorosi, dovrebbero accadere più spesso; avrei più storie da raccontare.
